DISINFORMAZIONE e COMPLOTTI Giulietto Chiesa e i suoi suggerimenti per gli inquirenti di Bruxelles

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Il 28 marzo 2016 Giulietto Chiesa pubblica nell’area Blogger del Fatto Quotidiano un articolo dal titolo “Terrorismo, suggerimenti per gli inquirenti di Bruxelles (e di Parigi)“, in cui traccia tre punti di riflessione (o suggerimenti, come dice lui) su quanto avvenuto a Bruxelles.

1) L’errore dei media e le telecamere di sorveglianza

Mi tocca nuovamente parlare del falso video attribuito agli attentati di Bruxelles, il quale in realtà riguardava un altro attentato. Questo errore da parte dei media, che reputo imperdonabile, ha causato non poche discussioni e ha di fatto esaltato la fervida immaginazione dei complottisti e amanti delle “False Flag”. Nel mio articolo del 24 marzo, intitolato “La mancata verifica dei fatti danneggia tutti“, avevo posto gli esempi della mancata professionalità delle testate giornalistiche italiane ed estere, concludendo il ragionamento in questa maniera:

Non serve per forza che ci sia un attentato perché le televisioni e le testate giornalistiche prendano delle cantonate, non si tratta di “false flag” ma di semplice incompetenza. In Italia, inoltre, ci sono dei mitomani che si divertono a diffondere falsi comunicati stampa creando danni considerevoli, a volte anche l’Ansa ci casca. Purtroppo questa carenza di professionalità crea ulteriori danni, come appunto alimentare le teorie di complotto.

Ora, mentre SkyTG24 aveva rettificato, altre testate e siti internet continuavano a diffondere il video erroneamente per la gioia dei complottisti felici di avere una qualche sorta di “prova” di un’opera orchestrata per “disorientare l’opinione pubblica”.

Ecco il testo del primo punto di riflessione di Chiesa:

1. Sarebbe interessante sapere come mai non è stato possibile, fino ad ora, vedere le registrazioni delle telecamere di sorveglianza delle zone in cui sono avvenute le esplosioni all’aeroporto Zaventem. Quello che il mondo ha visto fino ad ora è stato il fake del filmato dell’esplosione della bomba terroristica del 2011 nell’aeroporto Domodedovo di Mosca. Esso appare come un’operazione di diversione volta a disorientare l’opinione pubblica. Un’indagine per scoprire gli autori di questa diversione sarebbe auspicabile. Ma parto dalla constatazione che l’aeroporto di Bruxelles è pieno di telecamere di sorveglianza. Nell’area colpita dall’attentato vi erano numerose telecamere in funzione. Sicuramente più d’una ha ripreso le esplosioni.
Da quelle immagini si potrebbe facilmente scoprire sia dove furono collocate le valigie, sia dove si trovavano i terroristi al momento degli scoppi. Insieme a molte altre circostanze preziose, incluse quelle dei movimenti dei terroristi prima e dopo l’esplosione. La polizia ha detto che qualcuno dei terroristi è saltato in aria insieme alle valigie, ma non vi è alcuna prova di una tale affermazione. Immagino che voi abbiate già guardato quelle immagini. Saremmo tutti molto contenti di poterle vedere anche noi. Fino ad ora le immagini che circolano, riguardanti, Zaventem sono state girate da alcuni cellulari di testimoni presenti. Nulla che provenga dalle telecamere di sorveglianza. Non credo ci sia un segreto di Stato da custodire. O mi sbaglio?

Sbagliatissimo! Seppur sia comprensibile che si vogliano vedere ulteriori video per “vedere con i propri occhi”, è estremamente comprensibile che buona parte di questi non siano del tutto visionabili e diffusi attraverso i media. Le forze dell’ordine non hanno bisogno di un Giulietto Chiesa che dia suggerimenti in merito alle indagini, inoltre sono loro stesse a decidere cosa è possibile diffondere ai media e cosa no per due semplici motivi: il segreto d’indagine o investigativo (che ad esempio in Italia è regolato dagli articoli 114 e 329 del Codice Penale) e perché certe immagini potrebbero non essere effettivamente trasmesse in televisione (contenenti immagini estremamente crude) a differenza di pattumiere online come Rotten o Liveleak. Chiesa da questo punto di vista dovrebbe mettere i piedi per terra e dovrebbe soprattutto smettere di generare strane idee (oltre che dannose) ai lettori senza neanche tenere in considerazione questi due fattori.

Questo discorso dei video mi porta nuovamente alla memoria il caso del presunto “bambolotto di plastica” a Bruxelles, considerato tale attraverso la sola visione di un paio di fotogrammi sgranati privi di elementi che potessero portare a tale tesi. L’unica prova sta nella testa di coloro che ci hanno creduto a priori e la diffondono come “certa”, desiderosi di credere in qualcosa per dare forza ad una propria convinzione.

2) L’esercitazione del 25 febbraio e l’attentato del 22 marzo

Giulietto Chiesa non scrive nulla di nuovo nel suo articolo, già in precedenza altri avevano accennato l’esercitazione svoltasi nella metropolitana di Bruxelles. Ecco il suo secondo punto di riflessione:

2. E’ emersa la notizia che nella notte tra il 25 e il 26 febbraio le autorità belghe, insieme alla direzione della Metropolitana di Bruxelles, promossero una esercitazione anti-terrorismo nella stessa metropolitana. Esercitazione che si svolse dalla mezzanotte alle 4 del mattino, alla quale presero parte — secondo notizie di stampa che qui allego — circa 300 persone. Una metà delle quali furono agenti, forze dell’ordine, pompieri, personale medico, e circa 150 furono dei “figuranti” cioè persone civili reclutate a pagamento per “recitare la parte” dei cittadini vittime di un attentato. Il fatto —molto curioso e tanto degno di nota che mi permetto di sottoporlo alla vostra attenzione — è che l’esercitazione si svolse esattamente nel tratto di tunnel (che collega le due fermate della metropolitana di Maelbeck se Shumann) che è stato teatro dell’attentato terroristico del 22 marzo scorso.
La metropolitana di Bruxelles è molto grande. La probabilità di una coincidenza casuale tra luogo dell’esercitazione e luogo dell’ attentato terroristico appare molto bassa. Più probabile è l’ipotesi che i terroristi supposti musulmani, siano stati informati da qualcuno degli organizzatori dell’esercitazione, sicuramente non musulmani. O, peggio, che qualcuno degli organizzatori dell’esercitazione coincida con qualcuno degli organizzatori dell’attentato. Mi domando se adeguate indagini siano state già effettuate in questa direzione. Se fossi al vostro posto, le farei.

Le autorità belghe staranno svolgendo le loro indagini e avranno considerato questa e ulteriori piste, anche per poter capire cosa eventualmente è andato storto in seguito all’esercitazione. In merito a quest’ultima, secondo Chiesa le probabilità di una coincidenza casuale tra luogo dell’esercitazione e luogo dell’attentato appaia molto bassa. Questa è una sua personalissima opinione, così come potrei d’altra parte sostenere che invece sia molto plausibile che vi sia una coincidenza voluta come dimostrazione di forza da parte degli attentatori (della serie “vi abbiamo toccato dove vi sentivate più sicuri”).

C’è un “però” molto grosso da sottoporre all’informatissimo Chiesa, ossia che l’esercitazione di cui parla non era altro che un esercitazione anti incendio e non antiterroristica, come riportato dal sito belga Lesoir.be il 26 febbraio 2016 nell’articolo intitolato “Test de sécurité réussi pour le tunnel Schuman-Josaphat (photos et vidéo)” con tanto di foto e video:

foto-esercitazione

Inoltre l’esercitazione aveva un unico scopo, ossia ottenere l’omologazione per una nuova infrastruttura:

Il s’agissait de tester les systèmes de sécurité, les procédures d’évacuation d’un train en difficulté ainsi que les réactions des différents corps de secours. Cet exercice est un préalable indispensable à l’obtention de l’homologation de cette nouvelle infrastructure qui sera mise en service le 4 avril prochain.

Come si evidenzia anche dal titolo dell’articolo del sito belga Lesoir.be, l’esercitazione non riguardava affatto il tratto tra Schuman e Maelbeek, bensì tra Schuman e Josaphat. Come abbiano fatto i complottisti a confondersi tra i due tragitti solo Internet lo sa.

3) La ricerca delle coincidenze e della simbologia

Come terzo punto di riflessione decide di trattare le presunte coincidenze e la simbologia:

3. C’è un’ulteriore, davvero singolare, circostanza connessa con il massacro del Bataclan del 13/11/2015. Di quella tragedia esiste una ed una sola fotografia. Non ce ne sono altre. Lascio a voi trovare una spiegazione all’incredibile. Dentro quel locale c’erano infatti almeno 500 persone. Sicuramente al 99% tutte dotate di cellulare. Come si spiega che nessuno fece una foto e nessuno la pubblicò su youtube? Né durante, né dopo? Nessuna delle numerose persone da me consultate crede che nessuno delle centinaia di telefonini abbia scattato una foto della mattanza.

In merito all’unica foto del Bataclan mi ricollego alla riflessione sui video delle telecamere di vigilanza, il discorso non cambia. Altre foto ci saranno state senz’altro, ma di quelle diffuse dai media e fornita dalle autorità è quella. Non c’è nulla di “incredibile”, così come non è per nulla incredibile che le persone presenti ed in possesso di un cellulare abbiano deciso intelligentemente di scappare invece di scattarsi selfie con i terroristi.

Chiesa pone una domanda: “Come si spiega che nessuno fece una foto e nessuno la pubblicò su youtube? Né durante, né dopo?“. Evidentemente si dimentica dei video pubblicati dalle varie testate giornalistiche, come quello dove viene ripresa la band che suonava sul palco del locale all’inizio dell’attentato.

Trovo estremamente difficile che ci sia stato qualcuno di così “intelligente” da rimanere dentro il locale a filmare con il proprio cellulare, visto quanto accaduto anche al di fuori di esso:

Chiesa continua:

Ma non è di questo che voglio parlare. Intendo invece segnalare il misterioso disegno che “qualcuno” tracciò a terra, sul pavimento della platea del Bataclan. Accanto alla quindicina di cadaveri rimasti a terra, visibili nella foto, “qualcuno” sembra avere trascinato, attorno ai cadaveri, uno spazzolone o qualcosa di analogo, largo circa un metro o poco più, intriso di un liquido di colore simile al rosso. Guardando attentamente quel disegno si scopre l’impressionante somiglianza con un altro disegno che campeggia ancora, mentre scrivo, sulla facciata di vetro dell’ingresso principale dell’Aeroporto di Zaventem.

Chiesa riporta come fonte della tesi il sito Veteranstoday.com, un noto sito complottista e neonazista gestito da un ex veterano della guerra del Vietnam di nome Gordon Duff che in un’intervista del 2012 ammise le falsità contenute nel sito:

“I don’t know know any imaginable way you can get information…First of all…Because, about 30%, based on what I believe…and you know what? Who says I’m right? According to my belief, and I have as good of, uh access to information as anyone in the world, probably, anyone I know of. About 30% of what’s written on Veterans Today, is patently false. About 40% of what I write, is at least purposely, partially false, because if I didn’t write false information I wouldn’t be alive. I simply have to do that. I write…anything I write I write between the lines.”

Ecco la foto a cui si riferiva Chiesa, che Veteranstoday preleva da un altro sito complottista chiamato “Lightonconspiracies”:

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A parte l’esprimere un mio parere personale riguardo al presunto logo riportato nell’immagine sottostante, ossia che sarebbe stato “disegnato” in modo errato e soltanto in apparenza simile rispetto a quello dell’aeroporto di Bruxelles, trovo semplicemente ridicolo che i terroristi lancino messaggi per avvisare quale sarà la prossima “vittima”. La teoria delle “coincidenze” e del “ma guarda che strano” fanno indubbiamente parte di quel che viene definito il mondo del complottismo, infatti Chiesa continua con “alcuni numeri”:

Sicuramente avete degli esperti di analisi fotografica che potrebbero consentirvi di verificare (o smentire) queste analogie. Essendo da subito chiaro anche all’ultimo analfabeta europeo che, in caso le analogie si rivelassero fondate, il 13/11 parigino avrebbe contenuto in sé l’annuncio del 22/3 brussellese. In tal modo mandando all’aria tutte le ricostruzioni degli eventi fin qui circolate nei media in base alle rivelazioni fin qui fornite dagl’inquirenti, cioè da voi. Difficile immaginare che gli sbandati, pregiudicati e ricattabili, che sono stati esibiti in pasto ai media come le menti dei massacri, siano stati così raffinati da concepire una messa in scena altrettanto complessa. Qui sembra di vedere in filigrana non solo un’organizzazione impeccabile, ma un piano di lunga prospettiva dotato di segnalazioni e preavvisi criptati che “qualcuno” ha inviato a “qualcun altro”. Se vi impegnate in questa direzione, simile a una sciarada, chissà che non scopriate dove e quando sarà il prossimo attentato? Lasciando da parte il non piccolo dettaglio — tutt’altro che musulmano — che la data del 22/3 (rovesciandola all’americana in 3/22) ricorda molto da vicino il numero 322 che sta alla base del teschio con ossa incrociate della Skull and Bones, l’associazione studentesca segreta dell’Universita di Yale, di cui fu membro anche George Bush Jr. Coincidenze, nient’altro che coincidenze, si dirà. E chi può affermare che anche il succedersi di tante coincidenze possa non essere una coincidenza? (Roberto Quaglia).

Ecco un’altra immagine tratta sempre dal sito Veteranstoday.com, che mi fa capire come tutto ciò che afferma Chiesa non è farina del suo sacco ma di teorie altrui pubblicate da un sito per nulla attendibile e dichiaratosi tale.

322

Trovo veramente fantastiche queste “coincidenze cercate”, utili ai complottisti al fine di voler dimostrare chissà quale cospirazione dietro a logge massoniche “legate alla CIA” come riportato da Veteranstoday:

The date 3/22 (322) is not only the emblem of America’s leading CIA-Freemasonic elite group, Skull and Bones.

Se dovessi seguire i ragionamenti posti da Giulietto Chiesa, che prende a sua volta dal sito americano, dovrei pensare che essendo io nato il 9 novembre (9/11), come Alessandro Del Piero, avrei per forza qualche legame con l’undici settembre? Come se non bastasse, visto che sull’undici settembre vengono citati spesso gli ebrei e sionisti da parte dei complottisti, il fatto che mi chiami David implica ancora di più un mio legame con il sionismo e la cospirazione mondiale per un nuovo ordine mondiale? Ai lettori l’ardua sentenza (e ai complottisti un argomento da trattare per accusarmi di far parte del sistema).

Manca solo lui:

adam

Conclusioni

Le tre “riflessioni” di Giulietto Chiesa rimangono tali, così come le sue opinioni tratte da opinioni complottiste altrui (vedi Veteranstoday). L’articolo non fornisce alcuna informazione utile al lettore, al contrario rischia di generare in quest’ultimo strane idee (oltre che dannose) con argomenti privi di logica (riprese video durante l’attentato da parte dei fuggiaschi) e con informazioni mancanti (il segreto d’indagine). Questo modo di fare presunta informazione non aiuta nessuno.

Chiesa conclude così il suo articolo:

Le mie proposte, per ora si fermano qui. Ma soltanto per brevità e perché non perdiate altro tempo raccontandoci storie ridicole come quelle che avete elaborato fino ad oggi. Gli altri suggerimenti (e altre domande) seguiranno.

Se sono di questo genere, forse è meglio evitare.

Spero vivamente che qualcuno non arrivi a fare analisi del genere (il video qui sotto è un fake):

AGGIORNAMENTO ore 23:26

Peter Gomez, direttore della testata online de Il Fatto Quotidiano, ha deciso di pubblicare la seguente nota in fondo all’articolo di Giulietto Chiesa:

Leggo ora il post di Giulietto Chiesa e non sono stupito dalle reazioni che suscita. Nessuno qui a ilfattoquotidiano.it condivide i suoi strampalati interrogativi sugli attentati. Lo abbiamo dimostrato seguendo con puntualità la cronaca dei fatti. Pubblicando decine di interviste a investigatori, esperti e magistrati. E pure qualche scoop.

Detto questo credo che sia giusto ammettere un nostro errore. Le righe che scrivo solo ora sarebbe stato più corretto pubblicarle in contemporanea col post di Giulietto. Senza però censurarne il contenuto. Come è noto quello dei blog è uno spazio libero in cui è consentito ai blogger esprimere opinioni che non corrispondono alle nostre. In ossequio a un principio liberale a cui non intendiamo venir meno. Nei prossimi giorni, in ogni caso, ci occuperemo di questo tipo di teorie complottistiche con un’inchiesta giornalistica. Rispondere coi fatti, e non con la censura, alle parole è sempre la via migliore. Sarà un dibattito interessante.

Peter Gomez

David Puente

Nato a Merida (Venezuela), vive in Italia dall'età di 7 anni. Laureato presso l'Università degli Studi di Udine, opera nel campo della comunicazione e della programmazione web.
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